Monte Bondone Poetry Reading
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Le poesie ed i poeti della serata
Monte Bondone - 18 marzo 2002

Tutti i testi della serata del 18 marzo
Poesia di pace e di montagna


ADOLFO NICOLUSSI ZATTA
Dar Nebl - poesia in cimbro

Von staigela von laitn, bo du muatar un andre baibar, sait herta gant pin hottar na gras, to vuatra di khua un bo biar, khindar ham gevuart vur di unsar goas, est khinta auvar dar nebl un dekht au di bisan nemear gement, di ekhar nemear gesetzt, vol pit staun, darn un purstegras.
Du muatar pist gant untar di steeln ombrom at da obar sait hasto net gehat genumma hoebe vor das unsar vich.
Est balaman, is als oeade!
Di stell soin lehr un, letzar, di hasar soin lehr
Gedenkhsto, muatar, ben bar soin gant in pa pergn, na holz, na sbem, na pern? Ma hat gelegt di vofas bia atn an tapet!
Est is nemear a so!
Regjarbar no biar at da ansar earde?
Bartn da khemmen andre to lesan au, da, bo da nia ham gelegt an sam??
Ai, nebl, ai un dekh au disa schont lasmar gedenkhan di muatar, dise yahr, slant vo pit laut.
Ma ben du vort geast, nebl, lass che di sunn liacht von cott dar hear, bidar lachtet un bermt di herzar von lat vo Lusern.

LA NEBBIA

Dalle norre (sentieri angusti tra le rocce) dove tu madre ed altre donne scendevate fin sotto i dirupi per raccogliere l' erba a sostentamento delle nostre mucche e, dove noi fanciulli portavamo a pascere le capre, ora sale la nebbia e copre i prati, non piu ' falciati, i campi non piu ' coltivati, invasi da rovi e sterpaglie.
Tu, madre, andavi fin sotto i dirupi perche' al di sopra, pur coltivando ogni filo d' erba, non avevi foraggio sufficiente.
Ora quasi tutto e ' incolto!
Le stalle sono vuote e, peggio, le case sono vuote!
Ricordi, madre, quando andavamo nei boschi per raccogliere funghi, lamponi o legna? Si aveva la sensazione di porre i piedi su di un tappeto
Ora non e ' piu' cosi'!
Siamo noi, oggi, ancora produttivi sul nostro territorio? Verranno altri a raccogliere qui, dove mai posero un seme?
Vieni, nebbia, vieni a coprire questo obbrobrio! Lasciami ricordare la madre, i tempi di un paese pieno di vita. Ma quando, nebbia, ti dissolverai lascia che il sole, luce di Dio, illumini e riscaldi, nuovamente, i cuori e gli animi della gente di Luserna.


MA'S-CIO - di Gigi Zoppello
Cosi ' di mia nonna non posso dire in italiano
Che non fu mai la sua lingua: infatti,
non le appartiene, e le sue cose adesso
stanno su una credenza siderale
adesso che persino il suo grembiale
ha appeso a una mensolina popolare
NONNA ANGILA, stregona delle erbe
Strolica, se fosse nata un poco prima
Avrebbe finito la sua vita al rogo

Ma come Pocahontas conosceva
I doni della terra, le radici
E con due dita sapeva separare
I petali fatali, belladonna e cardo
Impasti, intrugli, erbe, teneva una bottiglia
Di liquori, e unguenti
Sul balcone a sciogliersi nel sole
Globi di vetro, magma ad imputridirsi

Parlava cimbro, dei Taucias Gareida
La casa sua era ai Prusti delle Giazze
Serva in casa dei ricchi veronesi
Sotto la guerra, alla villa del gerarca
E suo marito morto sotto la miniera
In Belgio, scappato dai fascisti
Ucciso da un vagone, aveva solo 35 anni.

Io e lei, da soli, un giorno, un treno e una corriera
In un inverno secco e freddo di montagna
Eravamo tornati su al paese, per l ' Immacolata
E subito dopo suo fratello Palmo
Aveva preparato nel cortile il rito:
l ' ammazzamento del maiale grasso.

Il maiale e' una bestia che ragiona:
ha il suo cervello, capisce tutto, e' molto furbo,
e allora fiuta l 'aria, e vede subito
che nel cortile oggi e' tutto strano
c' e' tanta gente, una mastella piena
di acqua calda, un banco, i ferri
e allora caccia un grido
uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
comincia a fare subito, e scappa.
Inizia una corrida, e fa da ridere, pero'
Nessuno ride, perche 'la morte non e' allegra, e presto
Sara' odore di sangue e di interiora
Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Sono bambino, e bestie morte fino ad ore
Ho visto solo vermi, un topo, e uccelli
Quei piccoli di passero tutti becco giallo
Caduti da una gronda, ancora goffi
Tutti lanugine e occhi velati, oppure
Dopo la pioggia, quei lombrichi nudi
Che usciti dal prato avanzano in strada
Viscidi, osceni, anelli semoventi.

Ma il maiale ha occhi, e sguardo
Ha una sua testa, grida e capisce
Il mas-cio

Corre la bestia, e se potesse
Correrebbe anche sui muri, sente bene
Il coltello avvicinarsi, fugge
Fugge il destino, le setole irte, odore
Di terrore bianco, e infine
Tenuto fermo, scannato con un colpo
Del macellaio.

Ecco il sangue
Rito pagano - sacrificale
Salvifico - bestiale
E' magico - irreale
Rito animale
Buio, antico e ferale
d ' offerta, d ' auspicio
Sacrificio diretto ed infernale
Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii


Sono malato, mamma sto male
Viene il dottore, mani fredde
E fiato di medicinale
Sto sotto sotto, rintanato
Sotto le coltri, nella febbre
Avvolto nei brividi
Nella mia pelle d ' oca

Frichete frochete pan grata'
Damelo a mi che son mala'
Son mala' de la malatia
Frichete frochete portala via

"E' solo un po ' d ' alterazione, niente "
si guardano perplessi
" e' stato a veder tutto quel sangue "
dice mia madre
" e' ancora piccolo, io l ' avevo detto "
pero' mio padre: " io, alla sua eta'
avevo visto i morti della guerra "

Brividi, sudore freddo
Sotto coperte e piuma
Sto fermo, e ' come
Stare appoggiato con la guancia gelida
Alla pelle calda, rosea
Alla pancia del maiale
Ho per guanciale
La pancia del mas-cio
La morbida
Pelle
Rosa
E calda
La pancia
Setosa
Del fantasma
Del maiale
Ucciso
Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

" Sara' stato qualcosa che ha mangiato "
Si '. E cosa c ' era in tavola?
Prima: le ciche
Che e ' grasso fritto, sugna croccante.
Poi pasta con la carne
E lonza, e brodo con la milza
E il fegato alla brace con la salvia
Ritagli di pancetta fritta
Braciole, e dopo il sanguinaccio,
sangue farina e zucchero
una pagnotta densa e rosso scuro
E ' il sangue della bestia, cucinato.
Svengo, e vomito, e mi portano via in braccio.

Fabula, affabula
Mangia e parla
Narra, dicci:
per guarire
c ' e ' puina
e
Frichete frochete pan grata'
Damelo a mi che son mala'
Son mala' de la malatia
Frichete frochete portala via

Nonna Angila, ti prego, fammi avere
Una pozione, un rimedio, presto, adesso
Un menego maistro, un ' erba spagna
Una purga, un grumo amaro, ortica

Viene uno spettro, vengono a trovarmi
Streghe, anguane, bestie scrofolose
Tangheri, barbe, robe concimate
Odori molli, venefici gli effluvi, puzze
Viene il maiale, il grosso muso annusa
Le punte dei miei piedi: e ' solamente
Che mai nessun maiale e ' morto mai
Da solo, e di vecchiaia
Nel suo letto di fango e di schifezze

Cosi' guarisco, ma altro nella vita
Altro fantasma, altre mie illusioni,
altri incubi sbercianti e allucinati
altro orrore verra ' ancora a visitarmi

e' la poesia, salvifica, a salvarmi.


Pensier dant fora la poesia
di Stefen Dellantonio

in ladino, tedesco e italiano
No l ' e ' piu ' temp de pianjer soravia el popol ladin
ma de levar su ' e jir con pash sevii ensema a duta l' autra jent del mond.
E se la tecnologia e cio ' che si definisce modernita '
stravolgono la crescita delle antiche radici,
sul nuovo albero nascono errabonde possibilita '
dove ognuno di noi, come puo ' , cerca e trova
uno spazio per vivere.

Die Dinge reden
und in den Dinge finden die Bergmenschen
Erinnerungen und Traumen
wo das Detail von allein aus affektive
Bevusstein aufsteigen lassen konnen.

Fosch el jir del temp al velge Laurin
ge a scurta ' la portada de l ' olge,
ma la ge a ence sgrandi ' de bel
l ' art, e l piasser
de tegnir a ment.

Elbes Dolomic
Elbes Dolomic '
scare ' dal mer
a tocher el ziel con mans de neif,
angern e davegnir de jent
che sa ' che siede lo ' ,
ma che da chier ve verda
e ve capesh dassen ...

teish de revedoz
lashade toc do ' viel
e jide en fantia te n grovech reverser,
giaves de crepa, mac ' salvans,
fegure marmolede, chedres robe ' ,
tant de temp ede metu '
a peser l ' aut e l fon e l bas ...

per do ' ve perder

te anter el voler de n nemich mortel
che co la vertola del pensier,
do ' la schena v ' a ' sbara ' ...

Chiare Dolomiti (traduzione)

Chiare Dolomiti
scacciate dal mare
a toccare il cielo con mani di neve,
passato e divenire di gente
cosciente della vostra presenza
ma che raramente vi guarda
e vi capisce davvero ...

sazie di rumore
vi frantumate lungo il vostro sentiero
e sfiorate l ' agonia cadendo senza fretta ,
avio di roccia, pazzi silvani,
creature marmoranti, quadri rubati,
avete impiegato millenni
a soppesare l ' altezza, la profodnita ', la quota ...

per poi rinunciare a voi stessi
persi tra il volere di un nemico mortale
che con la scusante della ragione,
alla schiena vi ha sparato ...

CANTICO FERIALE
di Giuseppe Calliari



lode al silenzio della notte
al suono appena appena percepito
di un sax lontano se non passa
per qualche po ' di tempo almeno
un automobile di sotto
lode alla luce delle stelle
che non guardiamo piu' e le volte
le pochissime volte che si torna a piedi
ti sembra di vederle per la prima volta
e resti li' a guardare per le volte perse
lode alla luce tra le tapparelle
se la mattina e' di quelle più belle

lode ai tuoi occhi cosi ' bravi
nello scrutare dentro la penombra
dentro le pieghe che sembrano da niente
lode sia detta delle cose meno appariscenti
lode sia ancora del silenzio e sia questa
delle lodi la piu ' discreta quasi un flebile
bisbiglio per non fare danni
la lode sia cantata a voce piena invece
del giorno in cui si rompono le gemme
del giorno quando i fiori escono fuori

sia lode al tuo restare assorta
al tuo aspettare i tempi giusti delle cose
sia lode al tuo stupore se una sera
pare piu ' luminosa e tersa piu ' perfetta
lode allo sguardo che vede intensamente
l' ora in cui tutto questo accade ancora
sia lode chiara e sorridente delle donne
in attesa sia lode delle partorienti
lodata sia l'altura dalla quale e ' parso
trasparire il segreto della vita universa

lodata sia la tua statura la figura
che conosco nel mezzo della folla
e sia lodata anche la moltitudine
delle passioni delle gioie e dei crucci
lodata sia la solitudine
che sedimenta il turbine delle impressioni
lode alla quiete della stanza al sostare
lode alla brezza che questa mattina
muove le foglie dei cespugli in terrazza

lodata sia la voce con cui spesso
dici - ed e ' come un vezzo - e' bello e' bello
lodata sia la lettera imbucata e lodato
sia il tempo del suo viaggio perche '
quasi una vita propria del messaggio
un superstite bene al diluvio verbale

lode sia del tuo viso mentre scruti
l' orizzonte lontano lode sia della mano
con cui ti schermi dall' abbaglio
lode sia detta dello sbaglio quotidiano
lode sia dell' errore e di tutto quanto
di imprevedibile ci ha fatto dono

sia lode delle braccia
del collo che carezzero' tra breve
e lode della valle che con dita
tese seguo e modello
sia lode dei millenni e dell' istante
sia lode delle vite lode sia delle morti
perche ' cosi ' e non altrimenti
si versano l' un l' altra le generazioni
lode sia sussurrata delle cose lasciate
lode piu' alta sia di quanto
gratuitamente e' dato perche ' solo
cio ' che sara ' donato non va perso
lode del tempo regalato

lode dei giorni della tenerezza
lode della dolcezza
lode anche del male che ci fa piu ' umani
lode sia detta dell' alba e della sera
lode della tua strada della tua montagna
del sole della pioggia della luce che bussa
ogni volta diversa alla veranda
lode dei giorni degli ardori
e lode della noia che distende le ore

lode infine sia detta a tutto quanto
a tutto quanto affida se ' alla melodia
bassa minore di un cantico feriale
lode a quanto di fuori della lode non ha
maniera di campare di sopravvivere
lode a quanto soltanto se accudito
solo se amato resiste vive si propaga

se la gran parte del mondo
di questa lode misconosce il pregio
perche ' di forza si propone e impone
perche ' il dominio e' il suo disegno
perche ' di quanto vive fa rapina
perche ' si ciba di carogne perche '
vuole un mondo che sia forma di fogna
lode sia detta sottovoce della parola
che si assottiglia e lieve si sospende
nella penombra amabile del non ancora
detto del non dicibile piu ' avanti

DANILO FENNER
Panico nei boulevards di Trento

1. " Oggi e ' stato molto bello! "
I.
Altrimenti come spiegare che rimasi ancora nella via
dove un ricco commerciante trascuro' gli affari
come se non ci fosse una casa, ma il fuoco -
il fuoco curvo e snello, ancora non spento -
al principio di quelle conversazioni,
in fondo, ricordo soltanto la smania degli abiti neri nel vento -
giovani silenziosi, non tanti
portavano il cappello con l ' ala abbassata davanti -
e' lo stratagemma classico!


II.
Ma il peggio e' che si facevano concessioni
alla Guerra, alle Compagnie di Assicurazioni,
agli Avamposti dei Dispersi: Dnes to bylo docela hezky!
Uno che ha attraversato Berlino e ha conosciuto
innumerevoli sventure levo' dritto nell ' aria un grido
di dolore e di rabbia: Oggi e' stato molto bello!
Cosi' si riaccende nella sua camera
al primo fresco e pieno riverbero del mattino
il Digiunatore, in grandezza naturale, ma non si lascera'
stancare dal vento e i suoi giudizi errati sulla citta' felice -
l ' ascesa e la discesa melodica di un salmo,
nientemeno che una decisione di vita e di morte.
E di nuovo fu la potenza dei miei sogni
la vita, a volte interrotta
da Bordelli e Sale da the' e Bagni Pubblici,
benche ' un giorno, evocata come un ' ombra, lei fosse sicura
di trovare in me solo un breve tentativo di persuasione
e si fascio' piu ' strettamente il seno, e infatti
scopriva me evidentemente, prima di addormentarsi,
ma non si addormentava affatto -
per non concedersi mai un momento di riposo.


III.
Era annunciato brutto tempo. Infatti piovve.
La nostra casa unifamiliare, minacciosa
su un terreno pianeggiante, sentinella di altri
grigiori a cui voi siete scampati, sembra dire
il cartello all ' imbocco - argini crollati e sacchi di sabbia:
qui le inondazioni hanno fatto la storia -
resiste a tutte le tempeste. Noialtri siam diversi.
Ah, come impazienti per l ' attesa, e piu' forti,
mitigammo il corso tragico degli eventi!
I migliori sono sempre i morti.


Era annunciato brutto tempo. Il mondo
non si accorgeva di noi, ne' noi del mondo.
Non esistevamo.
Vorreste sapere come abbiamo vissuto
i nostri anni, quaggiu ' , al fondo della vita,
sconfitti dagli amici o dagli amorazzi estivi?
Tenete d ' occhio questa citta', perche' e' qualcosa
di straordinario solo vedere quanti siamo
ancora, nonostante tutto...


Era annunciato brutto tempo. I piu ' rievocavano
i bei giorni di Parigi, Walt Withman rallegrava
l ' atmosfera, cosi ' e ' andata comunque
per settimane e per mesi.
Ehi, vuoi metterti al posto dei cani?
Tu che hai sofferto per noi, prega per noi.


Poi tanta afflizione da Fine del Tempo poco per volta
si sfoca, anche il fiume rientra nell ' alveo,
i ratti ridiventano cattolici, leggono
la cronaca locale nei quotidiani la domenica mattina
e i loro figli schiamazzano felici
perche' sanno di non occupare nemmeno
lo spazio di un secolo: si rallegrano
dell ' arrivo lungamente atteso di Hansel e Gretel.


IV.
Se il nostro signor Spassart nella primavera del Trentasei
pote ' recarsi col figlio a Ipanema,
per volonta' espressa del genuflettente Podesta '
- questo eterno ultimo tango! questa bancarotta morale! -
alla fine di prolungate trattative, come se
il futuro si potesse riprodurre altrove,
ma bisogna crederci e il signor Spassart ci credeva,
passando prima per Schlewsig sulla Schlei
dove un cattivo soldato, ultimo rampollo
di una dinastia di banchieri, gli affido' i suoi averi
per non ricevere in cambio che una manciata di parole,
come se il guadagno e la perdita fossero il frutto
di una devozione assoluta,
ma bisognava crederci e il cattivo soldato ci credeva,

cosa volete che rimanga di questo nostro genere umano?

Dissero: si copriranno di ridicolo. Loro,
i poco accorti, gli imperativi muti.
Con mare calmo e vento di terra era perfino piacevole
colmare la distanza che separa Trento
dal Brasile. I ratti vennero solo alla fine.
Spassart li aveva veduti tirare fuori le loro bandiere,
le armi e le grida dai petti,
- cosi ' avranno ogni diritto dal cielo!
cosi ' solcheranno gli sguardi le stagioni!
Tutte le ombre che hanno i nostri occhi
brillano sui campi, nelle notti, gli sguardi che non hanno
segreti, come le pietre,
e il cartesiano avra ' dunque ragione
a proclamare la propria fine, dopo averla letta
nelle foglie marcite del bosco,

a tutto questo Spassart credeva di essere scampato,
dopo che la nave attracco ' , non senza un poderoso
sobbalzo, quasi
un sommovimento del grande ventre d ' acciaio.
Pensavano: si copriranno di ridicolo. Loro,
gli astuti mentitori del Niente.
Ma bisognava crederci e loro ci credevano.

Cosa volete che rimanga di questo nostro genere umano?




2. Tre evviva per una nazione


I.
Oh, dolce vita che te ne vai...,
cantava la ragazza sul carro al seguito
di due fratelli, parenti acquisiti, incoraggiati
da questo uso del suo nome, Dasy, come desolata
forse - e certo che quei venditori ambulanti
penarono non poco per trattenere
tutto l ' amore,
in gara l ' un l ' altro a renderle devoto omaggio.
La terra serviva il canonico
sorvolo del sole, i canali la solcavano,
labbra al bacio della sua bocca.
Da quando s ' era slogata una caviglia
alla festa dei pompieri dell ' anno prima
non volle piu ' saperne di danze
e di inviti, e adesso, addormentato
ogni dolore, se la cavo ' facilmente:
sul carro in piedi, attraverso i campi, tutte
le raccoglitrici del merito a vederla passare,
e cosi ' invidiata urlare, nel vento,

tre evviva per una nazione!




3. " Abbiamo lasciato Creta! "


Vestito di un battle-dress mimetico,
grande leone di Spagna, della vecchia Castiglia,
dove visse rinsavito, timoroso, riservato,
continuava a lasciare nell ' ombra l ' essenziale.
Mefistofele sorrideva d ' un largo sorriso:
easy to apply, convenient to use.
Sapeva che avrebbe conosciuto l ' inesorabile peso
degli anni, e la paternita' negata, e la morte.
Cio ' nonostante si industriava
a trovarci sollievo, noialtri studentelli
appena fuori di casa, sbarbati e lavati di fresco,
salutati dalle donne e riveriti dalla stagione buona
come gli eroi nelle grandi battaglie del passato.


Si presento ' come il capitano Nathan Fenonian,
e a parte il fatto ch ' era estate
e ci muovevamo nell ' ombra
lui non disse mai nulla di cio ' che volevamo sentire
( allora come oggi ci atterriva il fatto di esserci,
e di essere noi stessi la causa di tutto ):
oh, egli era un vero padre per i suoi figli!


Gracias a la vida. La cucina era sempre
pulita e in ombra, sotto il rosone
e un crocchio di mosche sul vetro,
quando il reverendo arrivava sull ' erta col passo
sghembo, trafitto dai reumatismi,
vedevamo i nostri cari morti, insulsi
cavalli inanimati nella via, ormai deserta.




4. Il poeta gira armato


Il poeta gira armato.
E ' piuttosto scoraggiante, in fondo. Voialtri fate pure
come se le lamentazioni dei venti, rimbalzando
di boato in boato,
purificassero il mondo: son tutte balle.
Io vado a cominciare.


CARLO MARTINELLI:

" CONTRIBUTO TEXISTA
AD UNA RIDEFINIZIONE
MINIMA ATTORNO
AD UNA GLOSSA
MARGINALE
CRITICA RIGUARDO
LA QUESTIONE
DELLA MONTAGNA
COSI ' COME SI E ' VENUTA
A CONFIGURARE A PARTIRE
DAL 30 SETTEMBRE 1948
E PER I MOLTI ANNI DELLA NOSTRA
FRAGILE CARA DEMOCRAZIA "


La gola segreta

La montagna misteriosa

La valle tragica

Il villaggio fantasma

La gola della morte

Il lago scarlatto

Morte nella neve

La bufera

La banda dei lupi

Canyon Diablo

La collina degli stivali

Grand Canyon

La rupe nera

L' aquila e la folgore

Un nido di serpenti

Guerra sui pascoli

La foresta dei totem

Le colline della paura

La foresta pietrificata

I delitti del lago ghiacciato

I dominatori della valle

Gli avvoltoi

Aquila della notte

Le rapide del Red River

La roccia del corvo

La mano nella roccia

Le Colline del Vento

La montagna sacra

Ladri di bestiame

Sangue sulla neve

I lupi del Colorado

Bufera sulle Montagne Rocciose

I pozzi di Agua Prieta

Montagne maledette

Nuvola Bianca


Questo andammo dipanando lungo i sentieri
E giu ' per i torrenti
Durante i lunghi inverni del nostro scontento.
Questo fummo: noi nascosti dietro le rocce
Mentre Tex Willer impugnava la critica delle armi
Chiedendosi a' la Heidegger
" Per tutti i diavoli che mi siano
Ancora alle costole? "
Spuntava il sole del 30 settembre 1948
Quel giorno, solo quel giorno,
Potemmo considerare l ' ipotesi
Di conservare le montagne cosi ' come sono
Senza cedere alla pressante tentazione
Di procedere allo spianamento


Evento trasmesso in diretta su Crushsite


Il Centro di Ecologia Alpina alle Viotte

 




PATRIZIA CARLONI

La Montagna, l ' Amore, la Vita e il suo fluire


I.

Erica e menta
respira
la montagna;
ritmi di linfa
le giocano
nel cuore.
Sguardo di clorofilla:
le sue pupille
- cerchi d ' acqua
in un lago.
Su cuscini
di nuvola
e neve
riposa chiome
ornate
di pioggia.
Verde diadema
di piccole
pigne;
orecchini di ghianda
che posa
e 'la sera
accanto
a un paralume
di luna.
Vortici di aquila
e salti di camoscio
i suoi sorrisi
migliori
quando sogna.
Tintinnio
di ghiaccioli
su cavigliere
e bracciali
il suo risveglio
in danza.
La sua voce
- nel pianto -
ha il sapore
del tuono
in corsa a precipizio
verso valle.
Il suo ridere
e ' un vento
che accarezza
la mano
appoggiata
al bastone
nella sosta.

II.

Inebriati a festa
- nell ' oro
del pulviscolo -
sbadigliano
il mattino
funghi
e mirtilli.
Lo scoiattolo
fiuta
i colori dell ' alba
dal suo punto
di vedetta
- la ' -
dove il verde
strappa lembi
d ' azzurro.
La rugiada
si mescola
ad umori
di foglia
nel sottobosco
di felce
e muschio.
Dal formicaio
avanza
- millenaria -
una processione
a celebrare
l ' incanto
del Creato.




III.

Respirano quiete
le piante
di mirtillo.
Vaga la volpe,
e attenta
scruta l ' aria
la civetta.
Il bosco attende
parabole
di luna.
Il canto del ruscello
e ' ninna-nanna
di stelle.

IV.

Al di la '
degli steccati;
avvolti
nei profumi
e nei sapori
dell ' inverno,
ci ritroviamo
- armonia
di pupille,
pozzi
dai mille
riflessi
di luna -
nei silenzio
lacustre
degli occhi.




V.

Scivola
- piccola barca
di foglia -
la vita
ed il suo carico
lieve.
Tenere dita
ne guidano
il quieto
vagare,
allontanando
gorghi
e correnti
di affluenti
inattesi.
In sonno di bimbo
riposa
- sul fondo -
l ' ultimo battito
del cuore:
dolcezza
di palpebre
socchiuse,
curiose
nel loro vano
voler vincere
la veglia.



DESTINAZIONE LOA (TN)
aereonautiche

Cut up di parole estrapolate dai testi poetici di Marco Paladini
A cura di Mariano De Tassis



Decollare e decollarsi
spiccare il volo
Sulle odorose terre che esaltano l ' estate
La vitavventura e ' invivisibile
Dissolta nel puro calor bianco
Nel viaggio a ritroso dalle ande alle alpi
Senza zavorra
Decollata decolla
Leggera
Sale in alto
Enfiata dal gas della phantasia
Dal metano della visione
Saettare,
Faceva per aereonautiche vie
Mirabolanti evoluzioni alianti
Tuffi allucinanti a precipizio
Imprese di uomo uccello
Di icaro novello, di semidivino divo
Un trip meraviglioso e tremendo nel suo medesimo
Pluricosmo neuronale
Ipereccitato dalla volutta ' di metamorfosarsi
In antropovelivolo
Di superare i confini
Di andare oltre la finitezza biologica
Per quasi annullare e sublimare
La corporeita '   fisiologica
In una levitazione di aquila reale
Per il cadere della vita e nella vita
Decollare decollarsi
Un ' avventura oscura quanto esaltante
Che mai si smette di collaudare
Un viaggio a perdersi
Con la certezza che non diverra ' mai sicura
E che uscendo di scena non si trovera ' la salvezza
Ma una misteriosa insinuante ebrezza
Che inestricabile si confonde colla tristizia !
Decollarsi decollare
Per non piu ' atterrare




VENTILATI PATAFISICI BENACENSI
Wenn die Menschen Wuerstel waren


Wenn die Menschen Wuerstel waren
gebe es keine Religion

Wenn die Menschen Wuerstel waren
wurde die Welt weniger bunt sein, aber

Wenn die Menschen Wuerstel waren
wurden wir keine Uniformen anhaben

Wenn die Menschen Wuerstel waren
wurden wir vielleicht besser sein

Wenn die Menschen Wuerstel waren
wurde auch Senf froehlicher sein

und unsere Welt wurde
Wuerstelland heissen.



Se gli uomini fossero dei Wurstel

Se gli uomini fossero dei Wurstel
non ci sarebbe alcuna religione

Se gli uomini fossero dei Wurstel
il mondo sarebbe meno variopinto, ma

Se gli uomini fossero dei Wurstel
non esisterebbero piu ' uniformi

Se gli uomini fossero dei Wurstel
forse saremmo piu ' buoni

Se gli uomini fossero dei Wurstel
anche la senape sarebbe piu ' felice

e il nostro mondo si chiamerebbe
il paese dei Wurstel

PAOLO DOMENICO MALVINNI
Sognando Soreghina...



Non son pronto. I testi scritti con soggetto la montagna mi sono impronunciabili. Me ne vergogno. No, l ' e ' rispet. Quando penso e ragiono di montagna in realta ' non penso e non ragiono: Godo, respiro, arranco, sto bene, ed e ' per me indicibile.
Non nominare la montagna invano, mi dice il mio Mose ' interiore scendendo ogni domenica pomeriggio verso valle.

Ma sento che nasce una nuova mia personale poetica. Trova la sua genesi nello stato di debito da ossigeno, o iper ossigenazione da fiatone, ed eccesso, sempre, di adrenalina

Nasce, una strana, piena de rispet , voja de cantar
voglia di cantare

Primi gli scarponi di fabbricazione artigianale
Di pelle conciata, che li devi ingrassare. E lo faccio, con passione.

E il lavoro dell'artigiano, che ci penso ogni tot passi, la famiglia Dallape ' (il nome tutto un programma)

Voglia di cantare, manca el fia '
Il puro bianco di cime nevose
Credetemi non scherzo. Zime zime zime.
Puro bianco di cime nevose.

Voglia di inserire in un testo poetico il seguente soggetto:
La neve non si chiama neve perche ' bianca. Al contrario.
Un giorno a un alpinista l'hanno fatto sniffare e lui ha detto: sembra di essere sulla neve. Cosi ' ando '
Ma va detto meglio, non cosi ', anche con rime se serve.

Voglia di cantare: l'Euforia, quella degli amici, quella da carne greva.

E una voglia di cantare Soreghina
E di cantare Dosolina
E di cantare marietina

Sognare Soreghina
Consolare Dosolina
Rincorrere Marietina

E cercare il lunedì la Soreghina che e 'in te e la Dosolina che e 'in te e la Marietina che e ' in te. In te. In te.
E cantare, sempre, nel silenzio degli ascensori, nel rumore del giorno, nei frastuoni serali, la nota che - agli dei piacendo - ti suona dentro fin che dura..

E di cantare visioni, apparizioni: quelli che non ci sono che ti danzano nel cuore crepitante, sullo scricchiolio delle coronarie, quelli che non ci sono, nel mugolio dei mughi
Voglia di cantare

I calzettoni... dopo
Le magliette... dopo
Le abitudini, i rituali, grappa compresa, e frullato di spezzatino con polenta.

le rotolate affondando, i guadi, o sottobosco
Banale, cantare banale
Anemoni, primule, campanellini bianchi e tutti gli altri

Dirvi con aperto disincanto: "pareva en senter nof envezi l' era en tof"

Dirvi di un'arcigna Rocchetta e di un incubo durato sette lustri e dirvi poi quanto sia oggi tenera quella roccia.

Voglia di cantare il testo inciso sul tabiel al rifugio Prospero Marchetti:
"Quando te vai en montagna e te senti silenzio
vol dire che te devi taser"

voglia di cantare
Denny che dice "America" davanti al Garda mozzafiato che si allunga duemila50 metri sotto.

La cretineria totale, l'ebetismo da stanchezza, l'incanto imbecille sotto il vicino ombrello del cielo
voglia di cantare

l'intesa tra i furbetti che son saliti
voglia di cantare

salta for lupo dal bosco voglio cantare

e altro che ora non c' e ' perche ' sono qui e non sono la ' 

e dare il senso di questa storia infinita a puntate settimanali,
questo salire ogni volta a sentire i ritagli di saggezza, di tutto capito, di fusione con chissà che, e il ritornare gia ' dimenticando (quasi) tutto, e quindi risalire il fine settimana dopo e rincontrare, rientrare nello stato di tutto capito, tutto facile raggiungibile. E gia ' ancora ignoranti quasi come prima, e cosi ' via
voglio cantare, e ancora non riesco, allora ve ne parlo e
allora potete capire la potenza degli scarponi, l'importanza delle ghette, l'aiuto dei bastoni, la copertura dei cappelli, l'oscurità degli occhiali, la puzza delle maglie, potete capire perche ' mi si santificano tutti i mezzi, e come uno scemo felice li voglio cantare


piu ' che una poesia una dichiarazione di poetica
si intitola

Sognando Soreghina
Consolando Dosolina
Corteggiando Marietina

Ed e ' dedicata con sincera dedizione al vecchio Giacomo.